I buoni pasto in Italia surrogano l’istituto contrattuale della mensa e hanno rimpiazzato la corrispondente indennità sostitutiva che veniva inserita in busta paga ed era soggetta a tassazione.
Il mercato dei buoni pasto in Italia vale tre miliardi di euro l’anno e riguarda oltre due milioni di consumatori e una decina di aziende emettitrici.
I buoni pasto sono in larga parte (85%) cartacei e in minima parte (15%) elettronici.
Da tempo le organizzazioni che rappresentano sia la grande distribuzione e i commercianti, sia i consumatori denunciano le distorsioni di un sistema tutto incentrato sulla logica del massimo ribasso che spinge le società che gestiscono i buoni pasto a rivalersi sui commercianti, che a loro volta provano a rifarsi attraverso un aumento generalizzato dei prezzi.
Esattamente un anno fa la CONSIP, la società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che si occupa di assistenza e supporto agli acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione, aggiudicava circa un miliardo di euro di buoni pasto, suddivisi in sei lotti, con ribassi che variavano dal 16,59% al 20,75%.
Il settore privato si muove ovviamente con una logica del tutto identica.
Pertanto la proposta che sembra prevalere tra le associazioni è quella della eliminazione dei buoni pasto e dell’inserimento del controvalore in busta paga in un’apposita voce non sottoposta a tassazione.
Tuttavia oggi i buoni pasto sono una realtà che perdura, producendo dinamiche piuttosto controverse.
Sono molti infatti i supermercati ed esercizi commerciali che non li accettano perché non intendono sottoporsi a commissioni estremamente onerose (fino al 15 – 20%), a tempi di pagamenti che variano da 40 a 120 giorni e alla necessità di dover disporre di 4 – 5 POS, dato che ogni società di emissione dei buoni pasto ha il proprio.
D’altro canto sono circa 120.000 gli esercizi in Italia che li accettano fondamentalmente perché ritengono che questo possa consentire la fidelizzazione del consumatore.
I fenomeni di concorrenza tra questi appaino molto tenui proprio per la non eccessiva appetibilità di questo mercato, anche se si registrano iniziative originali come quella di Qui! Group che dal 2013 abbina ai buoni pasto dei coupon che consentono sconti per l’ingresso a musei ,teatri, cinema, siti archeologici, gallerie d’arte e parchi tematici, o quella di Ticket Restaurant che garantisce sconti fino al 30 % sull’acquisto di libri.